Celiachia: fermarla prima che inizi?

Secondo quanto riportato da la Repubblica in un articolo di Elvira Naselli (30 maggio 2025), lo scienziato Alessio Fasano ha presentato uno studio promettente durante il congresso della Società Italiana di Pediatria. Obiettivo: prevenire la celiachia nei bambini geneticamente predisposti.
Il punto centrale è il microbioma, l’insieme di batteri intestinali che cambia nei primi mesi di vita e che, secondo lo studio, potrebbe “predire” lo sviluppo della malattia con un’accuratezza del 90%. Non basta avere una predisposizione genetica: entrano in gioco anche fattori ambientali, come alimentazione, uso di antibiotici, nascita da parto cesareo o stress.
Fasano e il suo team hanno seguito circa 700 bambini tra Italia e Stati Uniti. Analizzando ogni dettaglio del primo anno di vita — dalla dieta alla presenza di animali in casa — hanno notato che chi poi sviluppava la malattia mostrava una “firma batterica” ben precisa, con la perdita di 5 tipi di bifidobatteri protettivi.
L’aspetto più interessante è che ripristinando questi batteri, l’intestino sembra rispondere al glutine come quello di una persona non celiaca. Nei test su organoidi (piccoli modelli di intestino umano in laboratorio), l’esposizione al glutine non ha causato infiammazione né danni cellulari. Questo apre la strada a un possibile intervento preventivo entro i primi 12 mesi di vita, quando il microbioma si sta ancora formando.
Fasano sottolinea però che, una volta che la celiachia è comparsa e il sistema immunitario ha sviluppato la memoria della risposta al glutine, non è più possibile invertire il processo. Quindi: prevenzione sì, cura no.
Perché è importante parlarne?
Se hai un bambino a rischio (per familiarità, per diagnosi in famiglia ecc.), conoscere queste ricerche può fare la differenza. La strada non è ancora pratica, ma sapere che la comunità scientifica sta lavorando su una prevenzione reale — non solo diagnosi precoce — cambia le prospettive.
👉 Fonti: la Repubblica, “Celiachia, ‘così riusciremo a non far ammalare i bambini (a rischio)’” di Elvira Naselli, 30/05/2025.
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